Cover- Spara

Ritorna Alessandro Paolucci in arte Burdoski, dopo il brano d’esordio dal titolo “La tua centrifuga”. Il cantautore romano ti porta immediatamente ad un periodo passato della musica italiana, quando c’erano testi da ascoltare e suoni diretti, decisi. Rock in altre parole. Dopo il successo delle atmosfere etilico- bukowskiane de La tua centrifuga, arriva inaspettato il tema della guerra, sparato in faccia (è il caso di dirlo) senza retorica. Ti aspetti un timbro rabbioso e incazzato? No, Burdoski è consapevole: la storia è più grande dei soldatini sul campo di battaglia e dei “Bei villaggi che bruciano bene” (Lepa sela Lepo gore, il film di Srdjan Dragojevic a cui si ispira la canzone). I fatti sono fatti e i giornali informano i fatti, per citare il mai troppo citato Carmelo Bene. L’informazione manipola, esaspera uomini che diventano soldatini e fanno quello che non si dovrebbe fare: veicolare odio e violenza. E le chitarre, rock ma composte, così come la ritmica che incalza ma non scalza l’ascoltatore, ci pongono nella stessa bolla (stavolta non più etilica, come nel precedente singolo) di Burdoski che guarda la realtà per quello che è, dolorosa e ineluttabile ma si, quello si, comprensibile per chi vuole avere occhi per vedere.
Interessante, poi, la scelta stilistica del videoclip che accompagna la canzone, coerente con l’ambientazione urban de La tua centrifuga ma questa volta distorta da un effettone fumettoso sparato in faccia (è Spara che ancora spara) che distorce i volti e gli spazi.
Spara scivola via in 2.40 ma resta chiarissimo il punto, che Burdoski centra come un cecchino: l’odio, la Storia e la guerra saranno anche di un ordine di grandezza superiore al nostro e dobbiamo subire, ma possiamo guardare e comprendere, per salvaguardare la nostra di storia. Che non avrà la esse maiuscola, ma è tutto ciò che abbiamo e non dobbiamo buttarla via.

Articolo di AlQuadro