Profumi di Calabria autentica nel nuovo singolo “Baccano” di Vincenzo Bova, in arte Abov, estratto da un’opera più ampia, uno spettacolo di recitazione musicale basato sull’Iliade. Un brano complesso e ricercato, che ha avuto giudizi entusiasti dalla giuria di Sanremo Rock (fortunatamente ci sono ancora giurie di qualità in questo Paese). Abov è un artista con uno scopo, una rarità ormai; canta il Greco di Calabria, una lingua antica da preservare e mantenere in vita. In questa recensione voglio soffermarmi, però, sugli aspetti prettamente musicali di Baccano che, spoilerando il finale di recensione, è un autentico gioiello da tutti i punti di vista, dal testo all’interpretazione, dalla musica alle scelte sonore.
L’inizio è spettacolare, un’intro alla Peter Gabriel dei tempi della Passione di Cristo (capolavoro ahimè poco citato), un inno a Dioniso in greco caricato da cori in lontananza e da percussioni tribali che fanno crescere il volume sonoro prima del climax. Ed ecco la prima sorpresa: entriamo inaspettatamente in un’atmosfera di progressive jazzato alla Camel, con una chitarrina funky e un basso caldissimo che groovano alla perfezione.
In questa sezione il canto è in italiano, la voce di Abov ricca nel registro medio-alto si sposa perfettamente con le frequenze basse coperte dall’arrangiamento. Dopo una sezione più sognante e malinconica, riprende il mood funky fino al ritorno del coro, un breve passaggio strumentale e la chiusura con organo. Sembra assurdo che un pezzo così ricco e complesso duri meno di 3 minuti, ma l’arte e il tempo non sono direttamente correlate. Si può fare un capolavoro di 2 minuti (Yesterday) e verbose canzoni incompiute di 5 minuti. In questo caso, poi, stiamo parlando di un succoso antipasto di un’opera che andrà valutata nel suo complesso. Per ora possiamo dire che la strada è quella giusta. Bravo Abov, difensore della memoria: la musica bella è quella che resta.
Articolo di AlQuadro
Artista interessante. Bravo. Ti seguo su Spotify