Essere artisti indipendenti e/o emergenti è chiaramente una responsabilità ed occorre essere ben informati, preparati e lungimiranti.
Nulla va lasciato al caso ed occorre determinare un budget da destinare alla promozione del brano che comprenda anche la comunicazione.
Partendo della nostra realtà, ormai attiva da oltre 3 anni, notiamo ancora che molti artisti “spammano” il proprio prodotto chiedendo un ascolto e qualcosa di conseguenza. Suppongo che sia una prassi rivolta anche ad altre realtà come radio, blog ecc. Ma davvero si può pensare che qualcuno abbia il tempo e la voglia di ascoltare 20/30 brani a settimana e poi a che pro? Offrire poi un servizio, un post o un ingresso in playlist in modo gratuito?
E’ il tempo chi lo ripaga? Da qui parte però anche una riflessione: tutto è molto confuso, poco organizzato e spesso preda di chi offre servizi “esca”. Le offerte sono tante, spesso sui social (e quindi di entità che probabilmente non fanno fattura) e soprattutto di servizi spesso taroccati. Ciò non toglie che già in partenza l’approccio è sbagliato soprattutto in barba alle regole della privacy e soprattutto di chi con cura e dedizione offre la propria vetrina, il proprio tempo e la propria professionalità.
L’altra cosa da valutare (ma che tratteremo in un altro post) è poi chi offre il servizio e cosa propone di concreto e se realmente può portare a qualche vantaggio. La questione è: cosa fai per la tua comunicazione dopo aver preparato il tuo brano? Hai destinato un budget per la corretta diffusione? Sei a conoscenza delle dinamiche che ruotano intorno agli emergenti? Intanto partiamo dai numeri di Spotify: guarda caso il primo e l’unico che espone
un numero, che ha verificato di default tutti gli artisti (cosa alquanto ridicola) ed è quello che più di “offre” alla manipolazione. Sentire di artisti che hanno pagato 70/100€ solo per Spotify e che poi snobbano magari 10/15 web radio o magari diversi blog è alquanto incomprensibile. Intanto per una corretta diffusione praticamente a costo zero, se ne può occupare un editore il quale in cambio di una % (spesso il 50%) sui diritti d’autore offre i passaggi radio e magari delle pubblicazioni su blog. Questo lo farebbe nell’interesse di entrambi.
Ci sono diversi esempi di artisti che tra arrangiamento e mastering arrivano a spendere anche oltre i 700€ ma poi non destinano nulla ad un video anche minimal. O allo stesso tempo non destinano nulla alla promozione. In pratica è come comprarsi un vestito da “matrimonio” e poi metterlo in casa. La realtà di oggi è sia imprevedibile quanto satura e complessa, infatti sempre più persone si avvicinano al mondo musicale grazie alla semplice accessibilità ma anche sfruttando i generi “giovanili” di oggi.
Questo ci dice che intanto è giusto partire da un prodotto di qualità, capire come si colloca nella musica indipendente di oggi, curare il proprio brand lentamente ma nel miglior modo possibile, pianificare anche i progetti futuri (tanti pensano che lanciare un brano ogni 2 mesi sia sensato), crearsi una fan base sui social ma anche dal vivo nella propria rete sociale. Sarebbe opportuno avere un canale Youtube e promuoversi cercando di accaparrare iscritti ma anche promuovere i propri post sui social.
Lato streaming, è giusto valorizzare il proprio lavoro su Spotify, ma ci sono anche altre realtà ormai stabili come Amazon Music, Apple Music, Deezer, Tidal, lo stesso Youtube music ed il nuovo Qobuz. Anche queste piattaforme possono portare a dei risultati visto che hanno il meccanismo della MUSICA SIMILE.
Insomma è importante diffondersi nel modo migliore, attraverso gente qualificata, senza lasciare nulla di intentato ma soprattutto serve essere ben INFORMATI.
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