La Cartolina di F-Low Cost
F-Low Cost
25 Anni
Trap/Hip Hop
In attività dal 2019
Motto musicale:
è difficile decidere se vivere per scrivere o se scrivere per vivere.
Esegui live su richiesta? SI
Vendi i tuoi brani? SI
Fai collaborazioni? SI
Il Brano
Titolo: “Lettera di un depresso suicida”
Data di uscita: 03/03/2023
Federico, in arte Flow Cost, 25 anni dall’Umbria. Ho cominciato ad ascoltare musica hip hop all’età di 15
anni con i club dogo e uomini di mare che mi hanno letteralmente traghettato “verso altri lidi”. Da quel
momento in poi qualcosa in me è cambiato, ho ascoltato e apprezzato quelle sonorità e quei testi anche se
non ne comprendevo ancora a pieno i significati ed i messaggi. Solo una cosa mi era veramente chiara: gli
artisti che ascoltavo avevano la piena possibilità di scrivere tutto ciò che volevano liberamente,
semplicemente con una base e incastrando qualche centinaio di rime in canzoni da 3-4 minuti con 3 strofe
e senza ritornello. Ero un ragazzo molto incompreso, non parlavo con nessuno dei miei problemi, delle
prese in giro che ricevevo a scuola per via del mio aspetto fisico ma poi ho cominciato a scrivere anche io
dei testi, prima come se fosse un diario poi cominciai a capire la struttura delle rime, delle barre e delle
strofe. Fu così che presi i primi type beat da youtube e cominciai a rappare le prime barre che mi scrivevo
su dei fogli (che tenevo nascosti), non avevo possibilità di registrare ma facendolo tutti i giorni ero arrivato
ad un punto che tutto il giorno avevo in testa quelle note e quelle strofe, come una filastrocca. Mi
appassionai alla street culture, cominciai ad ascoltare anche hip-hop americano con i mobb deep e il wu-
tang clan. Intanto aumentavano i testi, le felpe larghe nell’armadio, i cappellini con visiera e l’ossessione
per il voler diventare un rapper “da grande” si faceva largo dentro di me sgomitando tra le idee che i miei
genitori e i professori mi mettevano in testa tipo “dovrai trovare un lavoro serio altrimenti non farai mai
nulla”. Conobbi alcuni ragazzi della zona che in garage rappavano facendo freestyle e si erano costruiti da
soli una cabina insonorizzata, avevo un mare di testi disordinati e avevo bisogno di registrarli per poterli
ascoltare tutti in sequenza. Andai dai ragazzi della game over records che mi accolsero come un fratello,
“chi rappa è sempre ben accetto nel nostro studio”, e piano piano, giorno dopo giorno, imparai a stare
davanti ad un microfono, a fare le doppie, le sporche e ad andare a tempo correttamente. Incisi in quel
freddo garage il mio primo album nel 2019, dal titolo “suona la sveglia”, fu una liberazione totale per me, fu
come un dono che mi sono sentito di fare a tutte le (allora pochissime persone) che mi ascoltavano, come a
dire:- “ehi, io ci sono, esisto e faccio questo! Voglio fare solo questo nella vita!”. Da lì in poi non avevo altro
scopo nella vita che scrivere, scrivere, scrivere. Leggevo e leggo tutt’ora tantissimo alternando libri
motivazionali a libri di filosofia per avere la mente in continuo movimento apprendendo sempre più
vocaboli diversi e prospettive diverse di vedere le cose sfruttando la capacità di ragionare e non facendo o
pensando ciò che mi vorrebbero imporre (fu il mio obiettivo sin dall’inizio, “essere vero è l’unico
compromesso”). Le cose si fecero più serie, pubblicai due singoli e qualche video ufficiale per poi uscire allo
scoperto a gamba tesa con un album di 12 tracce dal titolo “check mate” (scacco matto) registrato negli
studi di un’etichetta discografica di Bovisio Masciago (MI). Nell’estate del 2021mentre ero ad Ischia al mare
rispondo ad una storia instagram di Joe Vain, produttore di Giaime, Vegas Jones e Tredici Pietro, dove
scriveva di avere molti beat freschi e di contattarlo in DM se interessati. In quel momento ero in vacanza e
mi ero promesso di andar giù solamente per svagarmi e non pensare a nulla, eppure quando ho letto quella
storia non ci ho pensato due volte e gli ho risposto. Non ci avrei giurato ma… mi rispose dopo qualche
minuto e da lì cominciammo a parlare su instagram, mi mandò alcuni beat e misi le cuffie proprio per
ascoltarli e capire se il mood mi potesse piacere. Bhe, da quel giorno è passato quasi un anno e mezzo e con
Nicolò abbiamo preparato 6 tracce che sono bombe ad orologeria, tutte prodotte da lui, registrate nel mio
studio che mi sono costruito un anno fa e mixate e masterizzate dal mio bro Alessio (in arte er zaks). Per un
anno e mezzo ho lavorato a queste tracce cambiando infinite volte le parole, sperimentando melodie
diverse nei ritornelli, cambiando decine di plugin e di settaggi, ma ora ci siamo, il master dell’album è
pronto e non vedo l’ora di farvelo sentire. Sto già preparando altra musica fresca prodotta dal mio compare
Promo l’inverso, conosciuto per caso ad un live dalle mie parti dove ero in Open mic. Non è di certo un
punto di arrivo anzi, mi porto dietro tutto il mio passato costantemente con qualche tatuaggio e alcune
immagini nella testa che non se ne andranno mai. Ho lasciato indietro amici, ragazze, trascurato la mia
famiglia, il lavoro e spesso anche me stesso, soltanto perché volevo dare il massimo in ogni rima, sono un
fottuto maniaco che di giorno vive nel trambusto della città, del mio lavoro e dell’università che frequento
ma non ho mai perso la voglia e la speranza di regalarmi un futuro migliore, il futuro che voglio, che mi sto
costruendo scalino dopo scalino, inciampando, sentendo le mani di chi mi vorrebbe far rimanere attaccato
anni con i club dogo e uomini di mare che mi hanno letteralmente traghettato “verso altri lidi”. Da quel
momento in poi qualcosa in me è cambiato, ho ascoltato e apprezzato quelle sonorità e quei testi anche se
non ne comprendevo ancora a pieno i significati ed i messaggi. Solo una cosa mi era veramente chiara: gli
artisti che ascoltavo avevano la piena possibilità di scrivere tutto ciò che volevano liberamente,
semplicemente con una base e incastrando qualche centinaio di rime in canzoni da 3-4 minuti con 3 strofe
e senza ritornello. Ero un ragazzo molto incompreso, non parlavo con nessuno dei miei problemi, delle
prese in giro che ricevevo a scuola per via del mio aspetto fisico ma poi ho cominciato a scrivere anche io
dei testi, prima come se fosse un diario poi cominciai a capire la struttura delle rime, delle barre e delle
strofe. Fu così che presi i primi type beat da youtube e cominciai a rappare le prime barre che mi scrivevo
su dei fogli (che tenevo nascosti), non avevo possibilità di registrare ma facendolo tutti i giorni ero arrivato
ad un punto che tutto il giorno avevo in testa quelle note e quelle strofe, come una filastrocca. Mi
appassionai alla street culture, cominciai ad ascoltare anche hip-hop americano con i mobb deep e il wu-
tang clan. Intanto aumentavano i testi, le felpe larghe nell’armadio, i cappellini con visiera e l’ossessione
per il voler diventare un rapper “da grande” si faceva largo dentro di me sgomitando tra le idee che i miei
genitori e i professori mi mettevano in testa tipo “dovrai trovare un lavoro serio altrimenti non farai mai
nulla”. Conobbi alcuni ragazzi della zona che in garage rappavano facendo freestyle e si erano costruiti da
soli una cabina insonorizzata, avevo un mare di testi disordinati e avevo bisogno di registrarli per poterli
ascoltare tutti in sequenza. Andai dai ragazzi della game over records che mi accolsero come un fratello,
“chi rappa è sempre ben accetto nel nostro studio”, e piano piano, giorno dopo giorno, imparai a stare
davanti ad un microfono, a fare le doppie, le sporche e ad andare a tempo correttamente. Incisi in quel
freddo garage il mio primo album nel 2019, dal titolo “suona la sveglia”, fu una liberazione totale per me, fu
come un dono che mi sono sentito di fare a tutte le (allora pochissime persone) che mi ascoltavano, come a
dire:- “ehi, io ci sono, esisto e faccio questo! Voglio fare solo questo nella vita!”. Da lì in poi non avevo altro
scopo nella vita che scrivere, scrivere, scrivere. Leggevo e leggo tutt’ora tantissimo alternando libri
motivazionali a libri di filosofia per avere la mente in continuo movimento apprendendo sempre più
vocaboli diversi e prospettive diverse di vedere le cose sfruttando la capacità di ragionare e non facendo o
pensando ciò che mi vorrebbero imporre (fu il mio obiettivo sin dall’inizio, “essere vero è l’unico
compromesso”). Le cose si fecero più serie, pubblicai due singoli e qualche video ufficiale per poi uscire allo
scoperto a gamba tesa con un album di 12 tracce dal titolo “check mate” (scacco matto) registrato negli
studi di un’etichetta discografica di Bovisio Masciago (MI). Nell’estate del 2021mentre ero ad Ischia al mare
rispondo ad una storia instagram di Joe Vain, produttore di Giaime, Vegas Jones e Tredici Pietro, dove
scriveva di avere molti beat freschi e di contattarlo in DM se interessati. In quel momento ero in vacanza e
mi ero promesso di andar giù solamente per svagarmi e non pensare a nulla, eppure quando ho letto quella
storia non ci ho pensato due volte e gli ho risposto. Non ci avrei giurato ma… mi rispose dopo qualche
minuto e da lì cominciammo a parlare su instagram, mi mandò alcuni beat e misi le cuffie proprio per
ascoltarli e capire se il mood mi potesse piacere. Bhe, da quel giorno è passato quasi un anno e mezzo e con
Nicolò abbiamo preparato 6 tracce che sono bombe ad orologeria, tutte prodotte da lui, registrate nel mio
studio che mi sono costruito un anno fa e mixate e masterizzate dal mio bro Alessio (in arte er zaks). Per un
anno e mezzo ho lavorato a queste tracce cambiando infinite volte le parole, sperimentando melodie
diverse nei ritornelli, cambiando decine di plugin e di settaggi, ma ora ci siamo, il master dell’album è
pronto e non vedo l’ora di farvelo sentire. Sto già preparando altra musica fresca prodotta dal mio compare
Promo l’inverso, conosciuto per caso ad un live dalle mie parti dove ero in Open mic. Non è di certo un
punto di arrivo anzi, mi porto dietro tutto il mio passato costantemente con qualche tatuaggio e alcune
immagini nella testa che non se ne andranno mai. Ho lasciato indietro amici, ragazze, trascurato la mia
famiglia, il lavoro e spesso anche me stesso, soltanto perché volevo dare il massimo in ogni rima, sono un
fottuto maniaco che di giorno vive nel trambusto della città, del mio lavoro e dell’università che frequento
ma non ho mai perso la voglia e la speranza di regalarmi un futuro migliore, il futuro che voglio, che mi sto
costruendo scalino dopo scalino, inciampando, sentendo le mani di chi mi vorrebbe far rimanere attaccato
al suolo con lui, scottandomi, vedendo persone passare davanti a me, ricevendo porte in faccia… ma non ho
mai perso la speranza, sono rimasto sempre umile e lo rimarrò sempre, continuando a fare ciò che amo e
che mi tiene ancora in vita quando mi chiudo nel mio piccolo studio ed entro in sintonia con la musica
consegnandole le chiavi del mio cuore e della mia vita.
Il brano “lettera di un depresso suicida” prodotto da Joe Vain è venuto in modo molto spontaneo dopo aver
visto la serie tv “Dark” su Netflix, un capolavoro assurdo che mi ha fatto viaggiare tantissimo con la fantasia
inventando una “storia in rima e poterla scrivere con strofe e ritornelli su un beat come questo”. Ho
immaginato in prima persona di dover descrivere alcuni drammi, guai e un buio periodo di depressione che
ho vissuto sulla mia pelle raccontando le fasi in cui pensare al suicidio non era una soluzione così
trascurabile, anche se estrema. Come si vede anche dalla copertina, sono ben 3 le fasi da attraversare, una
prima dove il pensiero di volersi togliere la vita comincia a prender vita rovinando il sonno, i giorni e i
pensieri della mente umana; in una seconda fase il pensiero ormai è diventato quasi una certezza, più che
pensare se sia il caso di farlo o meno, questa fase descrive “come” si possa fare per potersi togliere la vita
nel modo più silenzioso possibile; la terza ed ultima fase invece è proprio l’atto del suicidio, a conclusione di
una serie di vicissitudini cominciate sottoforma di una minuscola palla di neve e diventate man mano una
valanga impetuosa impossibile da poter sopportare, lasciandomi sopraffare ed inghiottire da questo peso
troppo forte da riuscire a sopportare. Ho lasciato comunque una lettera sulla scrivania prima di togliermi la
vita, lì c’è scritto tutto: tutto ciò che non ho potuto fare in vita ma che ma che avrei tanto voluto; la donna
che non sono stato in grado di tenere; il motivo per cui l’ho fatto e molte altre cose. Il mio umore che
faceva su e giù “come una giostra” è l’unico artefice di tutto questo.
visto la serie tv “Dark” su Netflix, un capolavoro assurdo che mi ha fatto viaggiare tantissimo con la fantasia
inventando una “storia in rima e poterla scrivere con strofe e ritornelli su un beat come questo”. Ho
immaginato in prima persona di dover descrivere alcuni drammi, guai e un buio periodo di depressione che
ho vissuto sulla mia pelle raccontando le fasi in cui pensare al suicidio non era una soluzione così
trascurabile, anche se estrema. Come si vede anche dalla copertina, sono ben 3 le fasi da attraversare, una
prima dove il pensiero di volersi togliere la vita comincia a prender vita rovinando il sonno, i giorni e i
pensieri della mente umana; in una seconda fase il pensiero ormai è diventato quasi una certezza, più che
pensare se sia il caso di farlo o meno, questa fase descrive “come” si possa fare per potersi togliere la vita
nel modo più silenzioso possibile; la terza ed ultima fase invece è proprio l’atto del suicidio, a conclusione di
una serie di vicissitudini cominciate sottoforma di una minuscola palla di neve e diventate man mano una
valanga impetuosa impossibile da poter sopportare, lasciandomi sopraffare ed inghiottire da questo peso
troppo forte da riuscire a sopportare. Ho lasciato comunque una lettera sulla scrivania prima di togliermi la
vita, lì c’è scritto tutto: tutto ciò che non ho potuto fare in vita ma che ma che avrei tanto voluto; la donna
che non sono stato in grado di tenere; il motivo per cui l’ho fatto e molte altre cose. Il mio umore che
faceva su e giù “come una giostra” è l’unico artefice di tutto questo.