Si dice che se la prendono sempre con i più deboli… Beh, anche in questo caso è vero. Però serve anche mettersi dall’altra parte e capire la situazione. Se pensiamo che il dato del 2022 ci dice che ogni giorno nel mondo vengono caricate 92000 canzoni (nel 2018 il dato era di 41000 canzoni al giorno), possiamo capire come qualcosa non torni e soprattutto qualcosa c’è da fare.
Intanto, com’è noto, tanti si sono improvvisati “artisti” con brani della durata di meno di 1 minuto (da far girare più velocemente con i boot e quindi incassare streaming) o brani cosiddetti BIANCHI (suoni ripetitivi che comprendono tutto lo spettro delle frequenze udibili) cioè praticamente creati da chiunque ma che poco anno a che fare con la musica. A questo va aggiunto anche il metodo “non convenzionale” con riproduzioni fraudolente fatte da fantomatici promotori attraverso boot e vpn. Chiaramente un danno per l’azienda la quale nel tempo ha più volte cercato di porre rimedio cambiando l’algoritmo e pizzicando chi giocava sporco. Questo verrà riproposto dal prossimo anno. A chiosa di questo, non si capisce come non ci siano reali controlli sui social per esempio per quelle attività che “offrono accessi e numeri” e soprattutto ad entità non censite presso Spotify con playlist seguite da migliaia e migliaia di “followers” farlocchi.

Ma andiamo alle novità e ad utili consigli.
Spotify ha annunciato una drastica modifica nella politica di pagamento, prevista per il 2024, in cui i brani con meno di 1000 stream all’anno non riceveranno compensazioni. Questo rappresenta un cambiamento rispetto alle norme precedenti, che assegnavano un pagamento per ogni brano riprodotto per oltre 30 secondi. L’obiettivo è ridistribuire i fondi favorendo il 99,5% degli artisti a scapito dello 0,5% meno ascoltato. La prevista variazione dovrebbe generare circa 40 milioni di dollari aggiuntivi per gli artisti meno noti nel solo 2024. Altre misure anti-frode e modifiche nella compensazione di contenuti “non musicali” sono previste per il prossimo anno. Nonostante l’apparente restrittività, si ipotizza che queste modifiche possano portare benefici a lungo termine, incentivando una produzione musicale di maggiore qualità e promuovendo una maggiore equità nell’industria. Resta da vedere l’impatto effettivo di tali cambiamenti su Spotify e per certo, altre piattaforme (Deezer per esempio), seguiranno questa logica.
Sempre a partire dall’inizio del 2024, Spotify ha annunciato anche l’intenzione di adottare una politica più rigorosa nei confronti dei distributori musicali (come Ditto, Distrokid, ecc.) nel caso in cui vengano rilevati stream falsi associati agli artisti che utilizzano tali servizi. Questa mossa mira a incentivare i distributori a svolgere un ruolo più attivo nella segnalazione e nella gestione degli artisti che acquistano stream falsi o rivendicano in modo fraudolento royalties. C’è da dire che spesso lo stesso Distrokid, Believe e Tunecore hanno “punito” alcuni artisti rei di numeri “non convenzionali”. Certo… escono dalla porta e rientrano dalla finestra cambiando semplicemente distributore.

Ma come influirà tutto ciò sulla tua musica?
La risposta a questa domanda dipenderà dalla reazione dei distributori a questo aggiornamento, ma una cosa è certa: I distributori adotteranno un approccio più scrupoloso nell’analizzare l’origine degli stream associati alla tua musica. Sfortunatamente, ciò potrebbe comportare sfide aggiuntive per gli artisti indipendenti. Mentre una minoranza potrebbe deliberatamente inserire stream falsi, la maggior parte degli artisti desidera promuovere la propria musica in modo lecito.
Il problema principale risiede nella difficoltà, anche con le migliori intenzioni, nel garantire che ogni agenzia di pubbliche relazioni, piattaforma di promozione e playlist fornisca stream autentici. Questi cambiamenti, pur volti a garantire una maggiore integrità, potrebbero aumentare le sfide che gli artisti devono affrontare nel farsi ascoltare su Spotify, rischiando al contempo la rimozione da parte del distributore. Per gli artisti che gestiscono personalmente la promozione e la ricerca di playlist, diventa cruciale comprendere come identificare playlist autentiche e implementare un solido processo di screening prima di condividere la propria musica su varie piattaforme.
Ma quali sono i quattro ingredienti spesso trascurati che possono attivare l’algoritmo di Spotify per promuovere la tua musica in modo più efficace.

Ascoltatori Mensili e Coinvolgimento:
Mantenere una base consistente di ascoltatori mensili e coinvolgimento, come i salvataggi, è cruciale. Questi dati dimostrano a Spotify che la tua musica ha un pubblico. L’algoritmo potrebbe iniziare a promuovere le tue canzoni se riesci a dimostrare popolarità tra un piccolo gruppo di ascoltatori.
Rapporto Ascoltatore-Follower:
Il rapporto ascoltatori/follower è cruciale per valutare l’interesse e la rilevanza degli ascoltatori. È più significativo del numero di ascoltatori mensili. Un buon rapporto dovrebbe variare tra 0,1 e 1, indicando che gli ascoltatori sono interessati e coinvolti nella tua musica.
Punteggio di Popolarità:
Il tuo punteggio di popolarità, su una scala da 0 a 100, riflette la tua popolarità su Spotify rispetto ad altri artisti. Un punteggio superiore a 30 può aumentare i flussi algoritmici, mentre un punteggio sopra 40 attira l’attenzione dei curatori editoriali. Mirare a un punteggio di 10+ è un buon obiettivo.
Genere e Dati di Artisti Simili:
Prima che Spotify promuova la tua musica tramite l’algoritmo, deve capire il tuo genere e gli artisti simili. Se hai difficoltà, potrebbe essere perché i dati su genere e artisti simili sono mancanti o errati. È importante fornire a Spotify
informazioni corrette e attendere che classifichi correttamente la tua musica.
Per certo è necessaria una strategia di marketing paziente e coerente per ottenere risultati positivi nell’attivazione
dell’algoritmo di Spotify.
Resta però la piattaforma più utilizzata e quella più ambita dagli artisti, ma anche quella che paga meno gli ascolti.
Ricordiamo anche che è possibile promuoversi a partire da 250€ ma anche che è già al 2° taglio di dipendenti nel giro
di poco più di 1 anno. Ma la cosa che non abbiamo mai capito di Spotify è questa: perché ad un certo punto TUTTI gli
artisti sono stati definiti verificati e con la spunta blu? Perché ha deciso di non rendere visibile il numero dei followers?
Ecco, questo va un po’ in controtendenza alla tanto agognata trasparenza.
Alla prossima!